Ultimo libro d’artista della serie “in Memoria” mostra una composizione che enfatizza il dramma della prigionia e della perdita, fedele al registro espressivo degli altri esemplari della serie e forse ancora più potente nella crudezza dei materiali utilizzati.
Le pagine sono ricoperte di terra e materiali organici, in parte erosi, che rimandano alla decomposizione e all’oblio. A dominare sono le catene di ferro arrugginito e il filo spinato, che tracciano un asse centrale e trasversale di sofferenza, costrizione e violenza. Il caratteristico nastro rosso attraversa la cerniera tra le due targhe, elemento di unione tragica e verticale.
Le targhe commemorano due soldati specificando che entrambi sono morti in prigionia in Austria—circostanza che espande il senso di abbandono, lontananza, morte anonima e disumanizzante propria dei campi di prigionia. L’uso della catena e del filo spinato accentua la metafora della costrizione e della ferita (fisica e morale), mentre la presenza di carta strappata aggiunge una dimensione frammentaria e dolorosa alla memoria, forse a suggerire lettere interrotte, epistolari perduti, narrazioni abrase dalla storia.
Questa “pagina di terra e ferro” trasforma il libro in uno spazio monumentale e di denuncia. L’inserimento di materiali da carcere, come catene e filo spinato, trasforma la memoria del singolo in memoria collettiva del trauma. L’opera non si limita a commemorare: interroga lo spettatore sulla brutalità delle condizioni di prigionia, sulla perdita di identità dei caduti, sulla difficoltà di ricostruire una narrazione personale laddove la guerra e la prigionia cancellano ogni traccia. Il risultato è una evocazione drammatica del destino umano nella storia, affidata alla poeticità della materia e alla forza della memoria condivisa.
L’insieme delle opere analizzate si configura come una serie di “libri-oggetto” memoriali, in cui la materia, i colori e gli elementi trovati si fondono con la scrittura in una potente narrazione visivo-poetica sui caduti della Grande Guerra.
Ogni opera introduce specifici segni e simboli: la terra nera e le catene rimandano ai campi di prigionia e all’oppressione; il blu profondo evoca la spiritualità e la speranza nella trasfigurazione; le piume suggeriscono il lutto, la leggerezza dell’anima. L’intento artistico è quello di trasformare la commemorazione del singolo in una riflessione corale e universale, in cui lo spettatore è chiamato a partecipare emotivamente.
Nel loro insieme, tali libri testimoniano la volontà di dare forma tangibile alla memoria storica, rendendo il ricordo un atto plastico e rituale, uno spazio dove la materia si fa parola e la parola si trasforma in monumento vivo contro l’oblio.




